Trapani, Erice e dintorni
Trapani, l’antica città trai i due mari
Alla scoperta della storia plurisecolare di Trapani, città tra mari e tra venti, meta ideale per un mini break, per una vacanza al contempo culturali e balneare, per scoprire i migliori piatti della cucina tipica trapanese e siciliana
La città “falcata”, con una storia millenaria, crocevia di genti, popolazioni, culture. Provare a raccontarla in breve è un’impresa. Dalla sua storia millenaria alle ricchissime tradizioni enogastronomiche. Dalla posizione geografica al centro del Mediterraneo alle diverse culture e popolazioni che hanno lasciato una loro traccia. Un mix di fattori storici, culturali e geografici che rendono Trapani la meta ideale per un vacanza completa.
Nel raccontare Trapani è utile iniziare dalla sua posizione geografica, che ne ha determinato da sempre fortune e sfortune. Siamo nel cuore del Mediterraneo, al centro dei grandi flussi migratori, in una posizione strategica per i traffici marittimi e per il commercio. Descrivendo Trapani, Masuccio o Salernitano dichiarò: “è quasi più vicina in Africa che altra terra de' Cristiani”. Le origini della città sono legate a quelle dei primi popoli che ebbero ad abitare il “magreb” e la fascia mediorientale che si affaccia sul Mediterraneo. A differenza delle altre località siciliane, che subirono tutte, chi più chi meno, la colonizzazione greca, Trapani restò sempre legata ai Fenici prima ed ai Cartaginesi dopo, grazie soprattutto ad una popolazione le cui origini sono ad oggi incerte: gli Elimi.
Trapani nasce e si sviluppa proprio come "porto" di Erice, antica capitale religiosa degli Elimi. Furono però i Cartaginesi, nel contesto storico delle grandi guerre con i Romani per il predominio dei mari, a fortificare ed ampliare la città. Alcuni storici attribuiscono la fondazione della città ad Amilcare Barca, storico condottiero punico, padre di Annibale, a cui si deve anche la fondazione della città di Barcellona in Spagna.
Dopo anni di scontri navali e battaglie epiche (come la battaglia di Trapani e quella delle Egadi), i Romani riuscirono a sconfiggere definitivamente i Cartaginesi. Trapani, ultima città ad arrendersi, fu nominata prima provincia romana. Inizia allora un periodo relativamente buio, in cui la città perde parte della sua importanza. Sino al periodo cosiddetto "Arabo", con lo sbarco a pochi chilometri da Trapani, sulla costa sud occidentale dell'isola.
Vuoi conoscere la storia di Trapani “dal vivo”, perderti nei vicoli del centro storico, passeggiare sopra le mura sul mare, assaggiare i piatti tipici e sperimentare tutta la cordialità dei trapanesi? Vieni a trovarci e scoprirai di persona quanto sia “contagiosa” la bellezza del nostro territorio.
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Consapevoli dell’importante posizione geografica della città, gli arabi rilanciarono il commercio, le industrie locali del sale e della pesca, introducendo innovazioni "tecnologiche" di grande importanza. L’architettura araba è ancora ben visibile all'interno del paesaggio urbano della città, soprattutto nei rioni storici del centro storico (in parte sopravvissuti alla devastazione dei bombardamenti della grande guerra). Una fase di benessere e sviluppo economico che proseguirà anche oltre gli Arabi, con l'arrivo dei Normanni, che istituirono un presidio militare e svariati privilegi doganali. Nonostante secoli di scontri tra varie dinastie e popolazioni, dagli Angioni agli Aragonesi, Trapani continua a mantenere una grande importanza strategica, venendo insignita, nel 1478, del titolo di "Invittissima". Il periodo spagnolo è però molto turbolento, con alternanza tra periodi di benessere con crescita sociale ed economiche e gravi crisi sanitarie, politiche e sociali. Si ricordano in particolare alcune feroci rivolte, sedate nel sangue.
Dopo le brevi parentesi sabauda (1713) e austriaca (1720), dalla seconda metà del Settecento inizia il Regno borbonico che continuerà fino al 1860. Tra alti e bassi, sempre nel segno della produzione e del commercio del sale e di altri prodotti del territorio, vino, olio e prodotti di tonnara, nel 1861 i Trapanesi votano a favore del Regno d'Italia.
Come tutto il sud Italia, Trapani "soffre" il nuovo assetto politico, restando emarginata rispetto ad altri territorio del centro e soprattutto del nord del paese. Questa condizione di svantaggio non impedì però ai trapanesi di rendere più bella e più moderna la proprio città che, tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, assiste alla realizzazione di palazzi e monumenti in stile "Liberty": il villino "Nasi", la casa La Barbera, la "casa verde" di via Vespri, la Casina delle Palme, il Palazzo delle Poste, etc.
Durante il secondo conflitto mondiale, il centro storico della città venne "sventrato" dai bombardamenti. Trapani era infatti sede di una base aero-navale di interesse strategico, tanto da diventare uno dei principali obiettivi bellici delle forze anglo-americane.
Dopo il lento declino degli ultimi anni del secolo scorso, negli ultimi 10-15 anni, il paesaggio urbano della città è stato valorizzato. Alcuni specifici interventi di riqualificazione hanno restituito alla città il prestigio della sua nobile storia, con il suo porto mercantile, quello turistico, il recupero delle mura di nord con il porticciolo di Porta Ossuna.
Uno dei punti di forza della offerta turistica e culturale della città consiste anche nella presenza, a sud del porto, della Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco. Sito di Interesse Comunitario (SIC) costituisce una delle più importanti aree umide costiere della Sicilia occidentale per le sue valenze biologiche, legate agli aspetti faunistici e floristico-vegetazionali, ed è inserito come ZPS (Zona a protezione speciale per gli uccelli) in quanto area di sosta sulla rotta delle migrazioni verso l'Africa e viceversa.
All’interno della Riserva il sale marino viene ottenuto secondo il metodo della coltivazione, lasciando evaporare l'acqua del mare, immessa in grandi vasche salanti nel periodo invernale: gli elementi essenziali sono l'acqua marina, il sole e il vento. La produzione avviene durante il periodo estivo, in particolare nei mesi di luglio, agosto e settembre e a seconda delle condizioni climatiche si possono effettuare anche tre raccolti.
Per gli appassionati di arte e cultura, per chi nel corso della propria vacanza vuole ritagliarsi anche dei momenti di approfondimento e crescita culturale, magari scoprendo al contempo palazzi e monumenti storici. Il tour dei musei e degli spazi museali trapanesi è un esperienza fortemente consigliata. Da realizzare da soli o i famiglia, anche solo per poche ore.
Torre di Ligny
Il museo di Torre di Ligny si trova all'interno di una torre di avvistamento spagnola ed ospita una collezione di reperti archeologici (anfore, ancore, elmi e manufatti) rappresentativi della storia locale. Si possono ammirare degli elmi del tipo Montefortino, risalenti al periodo della prima guerra punica (241 a.C.), ancore ed anfore di epoca punica e romana, manufatti ed utensili in selce ed ossidiana che ricordano la preistoria di Trapani, diversi manufatti compresi tra il periodo elimo ed il tardo Medioevo. Torre di Ligny è un monumento che, oltre a fissare uno scorcio della realtà storico-culturale trapanese, riesce a far luce sul fluire della storia del Mediterraneo. Dal suo terrazzo, al quale si accede internamente con una scala, si può godere di un panorama spettacolare che incanta qualsiasi visitatore in qualunque stagione: la vista spazia da Capo San Vito ad Erice, a Marsala, un’ampia veduta della città di Trapani, una suggestiva scogliera che divide il mar Tirreno dal mar Mediterraneo, mentre verso ovest si scorgono le isole Egadi ed il piccolo isolotto di Formica.
Chiesa Anime Sante del Purgatorio (ospita i gruppi dei Misteri di Trapani)
Il tour dei musei trapanesi può includere anche la visita della chiesa che ospita i venti gruppi dei famosi “Misteri di Trapani”. Edificata nel 1688 su progetto dell’architetto Pietro Castro, nel 1712 venne modificato il prospetto, progettato dall’architetto Giovanni Biagio Amico, che si caratterizza per le dodici statue degli apostoli. La facciata è divisa in due ordini. All’interno la pianta è a croce latina con tre navate. Conserva la sepoltura di Amico ed ospita, come suddetto, i venti gruppi scultorei dei Misteri di Trapani, che vengono portati in processione il Venerdì Santo.
Museo di arte contemporanea San Rocco
Nel 2012 il palazzo San Rocco, che contiene al suo interno le vestigia della chiesa di San Rocco è stato destinato a polo museale interdisciplinare, diventando la sede ufficiale e istituzionale del Museo San Rocco, ente che gestisce anche la Collezione DiART.
L’atrio è stato trasformato in un luogo di culto, un Oratorio dalla capienza di circa 70 posti, con una piccola abside che accoglie un’immagine moderna del Crocifisso (opera di Marco Papa). Il museo appare come la continuazione naturale di esso per la sua funzione estetica, catechetica e didattica tipicamente legata ad ogni luogo di culto.
Museo Regionale Conte Agostino Pepoli
La sede museale è il trecentesco ex convento dei Padri carmelitani, ampiamente rimaneggiato tra il Cinquecento ed il Settecento. Esso è contiguo all’importante Santuario della SS.ma Annunziata, dove è conservata e venerata la statua di marmo della “Madonna di Trapani”, opera concordemente attribuita a Nino Pisano (metà sec. XIV ca.).
Il museo illustra, insieme alle collezioni di pittura e di scultura, lo svolgimento delle arti figurative nel territorio trapanese con particolare riferimento alle arti decorative ed applicate, nelle quali la Città di Trapani primeggiò soprattutto per quanto riguarda il settore delle opere in corallo, della maiolica, degli ori, degli argenti e della scultura presepiale.
Le collezioni. Il nucleo essenziale delle raccolte è costituito dalle collezioni private del Conte Agostino Pepoli che ai primi del Novecento fu il promotore dell’istituzione. Ad esse si aggiunsero altre opere provenienti dalle soppresse corporazioni religiose della città, nonché dalla pinacoteca Fardelliana, costituita in prevalenza da dipinti della scuola napoletana, che il Generale G.B. Fardella aveva donato alla città natale. Tale nucleo originario fu arricchito successivamente per lasciti, depositi e donazioni, con altre raccolte di antiquaria e di arti applicate, tra le quali meritano di essere ricordate quelle del Conte Hernandez di Erice e dell’Ospizio Sieri Pepoli.
Una passeggiata che arricchisce e rilassa, tra angoli panoramici sul mare e i vicoletti stretti dei quartieri storici. La soluzione ideale, anche in famiglia e con bambini piccoli, per visitare la città e apprezzare i suoi monumenti e palazzi storici. A seguire riportiamo alcuni suggerimenti circa i principali punti di interesse assolutamente da non perdere. Si tratta solamente di alcuni spunti, una minima parte dei piccoli e grandi tesori disseminati lungo il perimetro del centro storico di Trapani
Palazzo delle Poste Centrali e Palazzo D’Alì
Progettato dall’architetto Francesco La Grassa, la sua costruzione terminò nel 1927. Lo stile è liberty provinciale, con un grande portale d’ingresso preceduto da un pronao rettangolare delimitato agli angoli da pilastri. Su tre elevazioni, si caratterizza per l’ampia facciata con una lunga teoria di archi acuti incassati che circondano le aperture. Rappresenta oggi uno dei palazzi più imponenti e suggestivi della città. Proprio di fronte sorge Palazzo D’Alì, edificato nel 1904, oggi sede del Municipio di Trapani. La facciata è su due ordini, su cui si apre il grande portone d’ingresso, sovrastato da un balcone. Il primo ordine è in bugnato liscio, il secondo si caratterizza per il complesso di archi incassati. In cima il palazzo si chiude con un cornicione sporgente.
Via Garibaldi, la storica “Rua Nova”
Aperta nel sec. XIII e denominata «Rua Nova», è fiancheggiata da palazzi settecenteschi. A destra si nota la barocca facciata della chiesa di S. Maria dell'Itria, eretta nel 1621 e successivamente ingrandita; sul lato opposto della via si allunga l'elegante prospetto di palazzo Milo (sec. XVIII). Per una scalinata a sinistra (salita S. Domenico) si raggiunge la chiesa di S. Domenico che, rifatta nei sec. XVII-XVIII, conserva dell'originaria struttura trecentesca il rosone in facciata. Segna il termine di via Garibaldi il neogotico palazzo del Banco di Sicilia che conserva i portali trecenteschi della preesistente costruzione. Di fronte è la chiesa di S. Maria del Soccorso, originaria del sec. XV ma ricostruita nell'800; nell'interno, pavimento a tarsia del sec. XVII e belle cantorie barocche.
Piazza Ex Mercato del Pesce
L’aspetto attuale di questa caratteristica piazza risale al 1874, da un progetto di Giovanbattista Salotti, con un porticato ad archi a tutto sesto e, al centro, una fontana di Venere Anadiomene. Cuore pulsante del centro storico, della città vecchia, fino a circa 20 anni fa era ancora utilizzata come luogo della vendita del pescato. Oggi rimane un prezioso e particolare spazio, utilizzato per piccole fiere, eventi e manifestazioni. Da qui, una delle porte di entrata alla bella passeggiata de "Le mura di Tramontana".
Palazzo Senatorio
Il palazzo Senatorio, detto anche palazzo Cavarretta, è un edificio storico in via Torrearsa a Trapani. Fu sede del Senato cittadino. Edificato originariamente nel secolo XV, fu ampliato e rinnovato nel 1672 con l'aggiunta dell’elegante e maestoso prospetto, dal cavaliere gerosolimitano Giacomo Cavarretta, su progetto dell’architetto Andrea Palma, nell'antica Loggia dei pisani, risalente al 1400. È collocato nel punto in cui la via Torrearsa (ex via degli Scultori) si incrocia con il corso Vittorio Emanuele (ex Rua Grande). Il Palazzo, di chiara impronta barocca, è strutturato su tre ordini. Nella facciata, all’ultimo, vi sono le statue della Madonna di Trapani (al centro), di San Giovanni Battista e di Sant’Alberto da Trapani, opere di Giuseppe Nolfo, realizzate nel 1700. Nel 1827 sono stati aggiunti i due caratteristici cassoni con l’orologio ed il datario. Tra i due un fregio che rappresenta l'aquila con lo stemma della città.
Porta Oscura e Torre dell’Orologio
La Porta Oscura sottostante la Torre dell’Orologio, costruita intorno al Trecento, segna il limite tra il nucleo originario della città fortificata e l’espansione ad ovest del periodo aragonese. A seguito dei lavori di costruzione della facciata del Palazzo Senatorio, anche la Torre subì delle trasformazioni, con l’accorpamento al Palazzo della stanza soprastante l’arco e la costruzione della scala per consentire l’accesso al vecchio orologio, sito nell’ultimo livello. Nel 1825 il meccanismo smette di far funzionare l’orologio della Torre, lasciando il ruolo ai nuovi orologi posti a coronamento della facciata del Palazzo Senatorio, mentre nel 1827 le due campane bronzee, dopo la fusione avvenuta a Trapani, sono state collocate sulla sommità della Torre. L'orologio astronomico è stato progettato e realizzato dal mastro trapanese Giuseppe Mennella su ordine dei Giurati nel 1596. Il marmo utilizzato è stato estratto dalla cava Rizzuto (Valderice). Esso è formato dal Quadrante “Sole” e dal Lunario .Il grande foro che si trova al centro del Lunario rappresenta il Pianeta Terra. I due quadranti sono circolari con inserzioni in piombo fatte a mano con bordo in pietra azzurra raffigurante il cielo.
Chiesa del Collegio dei Gesuiti
Progettata nel 1614 dall’architetto messinese Natale Masuccio, la Chiesa del Collegio dei Gesuiti è uno tra i più significativi monumenti barocchi di Trapani. La Chiesa del Collegio è rimasta incompleta a seguito della soppressione della Compagnia di Gesù ed è stata recentemente riaperta dopo un’articolata fase di restauro. L’interno, a tre navate, è riccamente decorato con marmi mischi, sul modello delle chiese barocche palermitane. La volta è abbellita da stucchi, opera di Bartolomeo Sanseverino, discepolo del celebre Giacomo Serpotta (sec. XVIII). Sull’altare maggiore, un’icona di Ignazio Marabitti (1711) rappresenta l’Immacolata Concezione. La facciata è un chiaro esempio di transizione tra il barocco e il manierismo. Al suo interno sono custodite opere di pregevole fattura realizzate da artisti come Pietro Novelli e Giuseppe Milanti.
Cattedrale di San Lorenzo
Risalente al XIV secolo, venne eretta a parrocchia nel 1421 da Alfonso il Magnanimo. Nel tempo ha subito diverse modifiche. Nel 1639 venne ristrutturata, occupando anche il Consolato dei Genovesi, su progetto dell’architetto frà Bonaventura Certo. Dal 1748 ha assunto l’aspetto attuale ad opera dell’architetto G.B. Amico, con la realizzazione delle cappelle laterali, la cantoria, il coro, la cupola, il campanile ed il prospetto. Gli stucchi in stile neoclassico vennero realizzati da Girolamo Rizzo ed Onofrio Noto, mentre i dipinti ad affresco della volta sono opera di Vincenzo Manno. L’interno è a tre navate e custodisce, tra l’altro, una Crocefissione, attribuita al pittore fiammingo Van Dyck, un Cristo Morto, in pietra locale, detta “incarnata”, di Giacomo Tartaglia, un Padre Eterno di Domenico La Bruna, un San Giorgio di Andrea Carreca. Il 31 maggio del 1844 la chiesa venne elevata a Cattedrale con bolla di Gregorio XVI.
Mura di Tramontana e Porta Botteghelle
Il perimetro murale dell’antica città fu dotato di undici porte tra cui “Porta Botteghelle”, realizzata alla fine del tredicesimo secolo da Giacomo d’Aragona. Per difendersi meglio dagli attacchi dei predatori turchi, gli spagnoli, che al tempo controllavano la città falcata, fortificarono ancor di più le mura a nord della città, una parte delle quali, quella da dove spira il freddo e forte vento di tramontana, da fu denominata “Mura di Tramontana”. Grazie ad alcuni interventi di recupero effettuati negli anni, oggi “le mura” sono molto frequentate, consentendo di godere di bellissimi panorami sul mare e sulla montagna di Erice.
Chiesa di San Francesco d’Assisi
La chiesa ed il convento attiguo sorgono sul sito dell’antica chiesa e del cenobio fondati nel 1272 dal frate francescano Angelo da Rieti dei Minori Conventuali, giunto a Trapani nel 1224. Il complesso venne riedificato nella seconda metà del XVI secolo. La chiesa, dedicata all’Immacolata Concezione, venne ultimata nel 1672 da padre Bonaventura Certo. Lo schema interno è a croce latina, a navata unica con cappelle laterali e transetto. Alle pareti vi sono sculture, raffiguranti le Virtù Morali, realizzate dal trapanese Cristoforo Milanti. Nel XVIII secolo l’architetto Giovanni Biagio Amico abbellì l’ingresso del convento con un portale in stile classicistico. Recentemente ristrutturata, è la chiesa dei pescatori e dei naviganti trapanesi, molto devoti a San Francesco.
Chiesa di San Pietro e Organo Monumentale
Tra le chiese più antiche della città, probabilmente di epoca paleocristiana. Nel 1076 il conte Ruggero volle ampliarla e riedificarla. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diverse modifiche. Nel prospetto principale è il portale cinquecentesco, nel timpano una statua di scuola gaginesca della Vergine con Bambino. All’interno vi sono conservati il crocefisso ligneo di G. Milanti, la trasfigurazione di A. Carreca, la Vocazione di s. Andrea e due quadri con San Paolo e San Pietro di A. Carreca, sculture con San Pietro di Ciotta e la Pietà di F. Nolfo. Custodisce anche l’organo più complesso d’Europa, realizzato tra il 1836 e il 1847 da Francesco La Grassa: è un capolavoro di ingegneria meccanica, possiede sette tastiere che possono essere suonate da dodici mani e, grazie a un portentoso gioco di multiple serie di leve, dalle 5000 canne di differenti metalli e legni, esce ogni genere di suono, dall’ottone alla fanfara, all’organetto.
Trapani è una delle poche città italiane che può offrire a turisti e residenti diversi tratta di costa balneabili, già in centro storico, subito fuori le antiche mura. Per chi trascorre un periodo di soggiorno a Trapani, sin dal primo caldo (per i più audaci, già alla fine del mese di aprile), un bagno e/o qualche ora di relax in spiaggia sono assolutamente da mettere in programma. Con il vantaggio di poter scegliere tra spiaggia e scogli, tra lidi/stabilimenti privati e aree di sosta e balneazione libere
Adagiata sulla punta più occidentale della Sicilia, su un'assolata penisola che si estende tra le saline a sud e il litorale di San Giuliano a nord, Trapani ha la peculiarità di ospitare alcune spiagge direttamente in città, dove le zone balneari si alternano con il tessuto urbano. Alcune di esse, in ottemperanza con i decreti e con le norme nazionali e locali, sono state “adeguate” e configurate in modo da garantire maggiore distanza tra i bagnanti (e, pertanto, maggiore sicurezza).
Da Torre Ligny a Piazza Vittorio
Il tour delle spiagge inizia da Torre Ligny, sugli scogli che si trovano alle spalle della torre e sulla tipica caletta di San Liberale, molto cara ai trapanesi e alle famiglie della zona. Si tratta di uno degli scorci più belli della città antica, con una splendida vista su tutto il golfo di Erice. Procedendo sul versante di ponente, attraverso le mura di Tramontana, si raggiunge la spiaggia di Porta Botteghelle (o porta Ossuna). Siamo nei pressi dell’ex mercato del pesce, dove il mare in estate lambisce dolcemente la riva formando delle suggestive spiaggette di sabbia dorata, meta prediletta di turisti e bagnanti per le acque calme e cristalline. Procedendo verso est, in direzione di Erice, si raggiunge infine la spiaggia di Piazza Vittorio, la cui comparsa è relativamente recente. Molto ampia e soprattutto facilmente raggiungibile anche in auto e moto.
Verso la Tonnara Tipa e sul litorale di Erice
La tonnara di “San Giuliano Palazzo”, chiusa dal 1961, fu forse la prima tonnara della Sicilia occidentale. La piccola spiaggia che vi insiste è, specie nel mese di agosto, presa d’assalto da numerosissimi bagnanti, attratti da suo mare pulito e cristallino. Poco oltre si trova la grande spiaggia di San Giuliano, che ricade, dal punto di vista amministrativo, all’interno del Comune di Erice. La Spiaggia di San Giuliano è in assoluto il tratto di costa più frequentato dai cittadini ericini e trapanesi. Oltre agli ampi spazi di fruizione libera, vi sono tantissimi lidi e stabilimenti balneari.
La spiaggia di Marausa
La frazione di Marausa dista circa 10 km da Trapani. Ospita un lunghissimo litorale sabbioso, gran parte del quale fruibile dai bagnanti in sicurezza. Siamo sul versante meridionale del territorio trapanese, con una bellissima vista sulle isole Egadi. Una spiaggia ideale per le famiglie con bambini, grazie ai fondali bassi per diversi metri.
Erice, tra storia e mito
Tra i borghi storici più belli d’Italia, antica capitale religiosa degli Elimi, determinante nelle lotte tra Siracusa e Cartagine prima e tra Cartagine e Roma dopo. Oggi un bellissimo centro storico da visitare “in silenzio”, tra panorami mozzafiato, castelli medioevali, mura ciclopiche e cortili fioriti.
Erice è un borgo storico di antichissima fondazione. L'abitato sorge sulla cita di Monte San Giuliano, affacciato sulla costa trapanese. Un luogo magico dove sorgono più di sessanta chiese, antichi monasteri, torri e cortili fioriti, immerso in un'antica sacralità, cantato e celebrato da Polibio, Diodoro Siculo, Virgilio, Cicerone, Catullo, Ovidio.
Erice, dall'alto del monte solitario - per i Trapanesi, 'u Munti - domina la falce descritta nel mare dalla città di Trapani, l'ampia vallata sottostante e il mare, con le sue saline. Le sue origini sono antichissime e avvolte nella leggenda. Iruka per gli Elimi, Erech per i Cartaginesi, Eryx per Greci e Romani, sembrerebbe sia stata fondata addirittura da Erice, re della misteriosa popolazione degli Elimi, figlio di Afrodite e dell'argonauta Bute, salvato dalla stessa dea dalle Sirene. Sulla vetta fu edificato per primo un tempio, destinato ad essere il più famoso della Sicilia, dedicato alla dea della bellezza, identificata dai Fenici con Astarte, dai Greci con Afrodite e con Venere Ericina dai Romani, comunque veneratissima da tutte le popolazioni mediterranee. Naviganti e commercianti da tutto il mediterraneo si recavano ad Erice per godere della compagnia delle belle Ierodule, sacerdotesse di Venere che, dietro cospicue offerte, assicuravano la protezione della dea.
Erice fu sicuramente abitata fin dalla preistoria, ma probabilmente a fondare la città - con il nome di Iruka - tra il VII e l'VIII sec. a.C. furono gli Elimi, antico popolo nato dalla contaminazione tra popolazioni autoctone ed esuli provenienti da altre località mediterranee, probabilmente dal libano e dalle terre orientali che si affacciavano sul mare. Erice divenne presto la capitale religiosa di questo misterioso popolo, che ebbe in Segesta la capitale politica. Il fuoco che ardeva nel sacro tempio di Venere faceva da guida ai naviganti che da lontano potevano scorgerlo ed orientarsi tra i promontori della zona, l'isola di Mozia e le isole Egadi.
Da allora la città fu sempre ricca e popolosa, creando il suo particolarissimo impianto urbanistico che risponde alle esigenze di una cittadinanza che deve svolgere le sue attività in un territorio stretto e pieno di dislivelli. Questo spiega la sua forma di triangolo equilatero, le sue strade tortuose, acciottolate con una caratteristica pavimentazione a quadrati, le strettissime "vanelle" (passaggi per un solo uomo, per motivi di difesa), i cortiletti fioriti con il preciso scopo di dare un po' di spazio verde agli abitanti dal carattere decisamente di stampo "arabo", introverso e riservato, ma mai scortese. In periodo medioevale, intorno al castello, si estesero i curatissimi giardini a terrazza del Balio (dal nome del governatore normanno - bajulo - che vi risiedeva) e le Torri Medioevali, ricostruite nel XIX secolo dal conte Agostino Pepoli a cui si deve anche la Torretta Pepoli in stile moresco.
Del XIV secolo (1314) è la splendida Chiesa Matrice dell'Assunta, un vero gioiello gotico, con la sua isolata torre campanaria (anticamente usata come torre di vedetta), ancor più ricca di fascino se immersa nella nebbia che fa spesso la sua comparsa, regalando ad Erice un'atmosfera da favola, quasi da sogno... Oggi la patrona di Erice è la "Madonna di Custonaci", perchè si dice che verso il XVI secolo il suo quadro si trovava a bordo di un veliero proveniente dall'Egitto e diretto in Francia, che sorpreso da una tempesta riuscì miracolosamente ad approdare sulla spiaggia di Cornino. Il centro di Erice è piazza Umberto I, su cui sorge il Palazzo Municipale, sede del Museo Cordici e della Biblioteca Comunale, entrambi ricchi di antiche testimonianze. Tra le tantissime chiese, vanno ricordate quelle di S. Giovanni Battista, S. Giuliano, S. Domenico, S. Orsola, del Carmine. In località Baglio di San Matteo si può visitare il Museo Agro-Forestale, con molte testimonianze della civiltà contadina.
Oggi, Erice è fondamentale un centro turistico, tra i più belli e conosciuti dell'intera Sicilia, luogo ancora incontaminato, dove immerso nel verde delle sue pinete, il visitatore può godere lunghe ore di relax e dedicarsi alla visita dei tanti monumenti e delle chiese aperte al pubblico.
Il patrimonio storico artistico e culturale di Erice è vastissimo. Dalla Chiesa Madre al Castello, dalle mura ciclopiche al giardino del balio, dalla Torretta Pepoli al Museo Cordici. La gestione e fruizione turistica dei monumenti principali è affidata alla Fondazione Erice Arte. Tra questi citiamo in particolare il Castello di Venere, il museo Cordici e la Torretta Pepoli.
Il Castello di Venere
Sul punto più alto del Monte Erice, da secoli, il Castello di Venere è un testimone altero di culture e culti. Nell’VIII secolo a.C. venne realizzato un recinto sacro, che divenne uno dei più grandi e illustri santuari mediterranei dedicati alla dea Astarte, importante divinità del Pantheon dei Fenici e protettrice dei naviganti che in questo monte trovavano un punto di riferimento anche di notte, grazie al grande fuoco che veniva qui acceso. Una dea fenicia, ma assimilata ad Afrodite dai Greci e a Venere dai Romani, che introdussero il culto di Venus Erycina a Roma. Oggi sull’antica area sacra si trova l’imponente e inespugnabile fortezza realizzata dai Normanni reimpiegando elementi architettonici e lapidei del rifacimento del tempio della Venere ericina.
Il Castello anticamente era cinto da torri, opere di fortificazione avanzata collegate fra loro da due cortine merlate e da un ponte levatoio, lo stesso del quale fa menzione il geografo arabo Ibn-Giubayr (sec.XII). Il Castello era anche sede dei principali rappresentanti dell’autorità regia, ovvero il Castellano e il Bajulo: il primo amministrava la giustizia penale, dirigeva il carcere e sovrintendeva alla manutenzione della fortezza, il secondo era a capo della giustizia civile oltre che al controllo sul pagamento delle tasse.
Per maggiori informazioni: https://fondazioneericearte.org/il-castello-di-venere/
Il Polo Museale “A. CORDICI”
Il Museo Antonino Cordici di Erice racchiude in sé testimonianze attestanti la storia della Città e della sua gente attraverso i secoli; il suo patrimonio, costituito da reperti archeologici, sculture, opere d’arte, beni etno-antropologici, ci consente, infatti, di attraversare secoli di storia e comprendere questo legame indissolubile della gente con il Paese. La storia del Museo trae le sue origini dal collezionismo privato. Il primo collezionista della Città fu Antonio Cordici, grande storico vissuto nella seconda metà del sec. XVI; dopo di lui altri benemeriti cittadini seguirono il suo esempio. Nel 1866 una serie di leggi che presero il nome dal promulgatore Siccardi stabilirono di sopprimere tutti i conventi e le corporazioni religiose. I Comuni avevano la facoltà, previa formale domanda, di prendere possesso sia degli immobili che dei beni degli stessi.
Nella sezione archeologica, la più ricca, spicca una testina femminile di divinità in marmo identificata e diffusa come la testina di Venere dea della bellezza e della fecondità il cui culto attirò nell’antichità tante presenze provenienti da diverse parti del mondo.
Tra le opere più importanti vi è senz’altro l’Annunciazione di Antonello Gagini (datata 1525). Proviene dalla Chiesa del Carmine dove si trova una copia in maiolica. L’opera è stata commissionata dal nobile ericino Giacomo Pilati per l’altare della chiesa appartenente alla sua famiglia. Interessante una collezione di armi di epoca garibaldina costituita da una sciabola, un fucile e tre moschetti donata dalla famiglia Coppola.
Per maggiori informazioni: https://fondazioneericearte.org/polo-museale-a-cordici/
La Torretta Pepoli
La torretta Pepoli prende il nome dal conte Agostino Pepoli (1848-1911) studioso, cultore del bello e mecenate che intorno al 1870 la fece edificare all’interno dell’attuale giardino del Balio, spazio e polmone verde della città. Nella Torretta, rifugio silenzioso per le sue meditazioni, il conte Pepoli accolse gli uomini di cultura del tempo e fra questi il letterato Ugo Antonio Amico, il musicologo Alberto Favara, il ministro Nunzio Nasi, il direttore della Biblioteca Fardelliana di Trapani Giuseppe Polizzi, l’archeologo Antonio Salinas, lo storico Niccolò Rodolico e tanti altri. La Torretta, dopo i lavori di restauro, è stata restituita alla comunità e alla pubblica fruizione come Osservatorio permanente di Pace e faro del Mediterraneo.
Il percorso del "M.E.M.S" (Museo Erice la Montagna del Signore di Trapani) inizia nel 2003. Si tratta di un sistema museale "diffuso" che mette insime e rende fruibili le principali chiese del centro storico di Erice. Il sistema museale si sviluppa lungo un percorso che investe tutta la cittadina medievale. Attualmente il circuito di visita offre la fruizione di undici siti: un percorso integrato che permette la contestuale conoscenza del peculiare assetto urbano di Erice e la visita dei principali monumenti ecclesiastici.
Real Duomo
Edificato nel 1312, su una cappella preesistente dedicata alla Vergine Asssunta, da Federico III d’Aragona che risiedette ad Erice per un breve periodo durante la Guerra del Vespro, utilizzando materiale proveniente dal tempio di Venere Ericina. Nel corso dei secoli, la chiesa è stata più volte restaurata e modificata. La facciata è in stile gotico chiaramontano e presenta all’ingresso un pronao, aggiunto nel XVI secolo, utilizzato per i penitenti che non potevano accedere all’interno della chiesa. All’interno di pregevole rilievo è la decorazione in stucco delle volte, l’ancona marmorea raffigurante scene della vita e passione di Cristo e la statua marmorea raffigurante la Madonna con il Bambino del XV secolo, attribuita a Domenico Gagini. Nella Cappella di Tutti i Santi, oggi dedicata alla Madonna di Custonaci, patrona di Erice e il Tesoro della chiesa dove vi sono conservate manufatti in oro ed argento, quali l’ostensorio dell’orafo ericino Pietro Lazzara del 1602 e opere di maestranze trapanesi datati dal XIV al XIX secolo.
Torre di re Federico
Antica torre di epoca punica, ricostruita per volere del Re Federico III d’Aragona durante la guerra del Vespro, come ringraziamento per l’ospitalità ricevuta in Erice. Divenuta torre campanaria è costituita da una base quadrata, alta 28 metri e si sviluppa in 3 piani, ognuna dei quali è caratterizzato da monofore e bifore in stile gotico chiaramontano.
Chiesa di San Martino
Edificata dal Conte Ruggero Normanno, su una preesistente chiesetta dedicata all’omonimo Santo, è stata più volte ricostruita e ampliata nel corso dei secoli. La facciata è molto semplice e presenta un portale barocco, ricostruito nel 1682 e dominato dall’effige del santo. L’interno è a pianta basilicale impreziosito da maioliche. Nell’abside, di forma quadrata, si trova un coro ligneo rococò del 1761, e presenta affreschi raffiguranti il Sacrificio di Isacco e la Discesa di Gesù nel Limbo. Adiacente ad essa si apre l’elegante e maestoso oratorio di San Martino, in stile rococò e decorato da stucchi e affreschi.
Chiesa di San Giuliano
Edificata per volere di Ruggero d’Altavilla nel 1076, su una preesistente Chiesa, come ringraziamento nei confronti del Santo che lo aiutò a cacciare via gli Arabi dalla città. La facciata della chiesa, d’impronta rinascimentale è sovrastata dal maestoso campanile, di epoca successiva (1170), culminante con la guglia “a pagoda”. La Chiesa è stata più volte rinnovata nel corso dei secoli, fino ad assumere l’aspetto attuale. L’interno è a tre navate ornate da stucchi barocchi e conserva i gruppi statuari dei misteri che, il venerdì di Pasqua percorrono le vie del borgo medievale portati in spalla. Adiacente alla chiesa, nella piazzetta omonima, vi è la statua marmorea di Sant’ Alberto degli Abati, opera dello scultore palermitano Nicolò Travaglia.
Chiesa di San Giovanni
La chiesa ha origini incerte, ma è probabile che la sua costruzione risalga al XII secolo. Nel corso dei secoli è stata più volte restaurata e ampliata. All’esterno è visibile la maestosa cupola mammelliforme, di tipica ispirazione araba, e presenta due ingressi: il portale quattrocentesco, nella parte occidentale, e il più antico, ad oriente, rappresentato da un portale ogivale, decorato con elementi a zig zag e preceduto da una scalinata a ventaglio. L’interno, a navata unica, vi è conservata la statua di San Giovanni Battista, opera di Antonino Gagini, posta sull’altare maggiore e nel transetto destro un’ elegante statua di San Giovanni Evangelista realizzata di Antonello Gagini. Oggi la chiesa è adibita ad Auditorium.
Ruderi del Monastero del SS. Salvatore
Il monastero delle suore benedettine sorse nel 1290, nel palazzo donato dal Conte Enrico Chiaramonte. Il palazzo era solo una parte dell’attuale complesso, il quale è stato notevolmente ampliato nel corso degli anni al fine di ospitare le suore provenienti da antiche famiglie nobili ericine. Adiacente al monastero, vi è l’omonima chiesa barocca ad unica navata, costruita sui resti di una precedente chiesa trecentesca.
Per maggiori informazioni: https://www.ericelamontagnadelsignore.it/
Itinerari e vie tematiche
Trapani e le località che insistono nel territorio di Erice e dei paesini nei dintorni sono la base ideale per una vacanza itinerante alla scoperta della Sicilia occidentale
Trapani è la base ideale per itinerari attraverso i territori della Sicilia occidentale, lungo la costa, all’interno tra colline e rilievi montuosi, in barca verso le isole. La sua posizione strategica la rende la meta ideale per tutti quei viaggiatori che sognano una vacanza dinamica, alla scoperta di mete e località di grande interesse turistico e culturale. Con la possibilità di programmare itinerari diversi in funzione del periodo dell’anno e/o dei propri interessi.
Da Trapani alla scoperta delle saline e dei mulini a vento, lungo la via del sale. Da Trapani alla ricerca delle origini storiche e archeologiche della Sicilia, da Erice a Segesta, da Selinunte a Mozia. Da Trapani alla conquista delle riserve naturali più autentiche e suggestive, Monte Cofano e Lo Zingaro. In barca, attraversando il mare che porta alle Isole Egadi e alla Riserva Marina più grande d’Europa. Abbiamo così citato alcuni degli itinerari più gettonati. Tante opportunità per arricchire la propria vacanza a Trapani, in allegria e in sicurezza.
La costa nord occidentale della Sicilia, da Trapani a San Vito lo Capo, proseguendo verso la Riserva naturale dello Zingaro e Castellammare del Golfo: per molti il tratto di costa più bello di tutta la Sicilia “continentale”. Un itinerario a cui dedicare almeno una giornata, con la possibilità di visitare ben due riserve naturali e godere di spiagge, calette e insenature per tutti i gusti
Le spiagge del litorale trapanese, da torre Ligny a Erice
Da ovest verso este, le prime spiagge chi incontriamo sono quelle del litorale trapanese, come la caratteristica caletta di San Liberale, la suggestiva spiaggia di Porta Botteghelle sino alla spiaggia della ex Tonnara Tipa. Vale la pena visitarle tutte, anche solo per poche ore. Procedendo sul lungomare Dante Aligheri, nel territorio del Comune di Erice, si raggiunge la grande spiaggia di San Giuliano, divisa quasi equamente tra spiaggia libera e lidi attrezzati. Particolarmente consigliata per le famiglie alla ricerca di servizi e per i ragazzi più giovani, che potranno approfittare delle attività e dei servizi offerti dai lidi presenti.
Le spiagge delle frazioni e delle località di villeggiatura
Lasciandosi alle spalle la città, procedendo lungo la strada litoranea, si raggiungono le località di villeggiatura:
- Pizzolungo: caratterizzata dalla presenza di tante piccole stradine che terminano sul mare, in prossimità di calette e scogliere da dove risulta facile e gradevole la balneazione.
- Bonagia: borgo marinaro storico e molto caratteristico, famoso anche per la Tonnara (con la torre e il museo del mare), ospita alcune spiaggette di ciottoli
- Lido Valderice: località di villeggiatura molto gettonata dalle famiglie, dove insiste una piccola insenatura con una spiaggia e, lungo la costa, una scogliera molto ampia con alcune zone adatte alla balneazione
- Spiaggia di Rio Forgia: ampia spiaggia di sabbia rossa, con una bellissima vista su Monte Cofano, dove è possibile trovare anche alcuni servizi (bar, lettini, etc.).
Cala Buguto, Baia di Cornino e Riserva di Monte Cofano
Oltre la località di Lido Valderice, nel territorio di Custonaci, si trova un tratto di costa molto suggestivo, che lambisce la Riserva Naturale di Monte Cofano. Lungo la costa si alternano spiagge di sabbia e scogliere praticabili. Sono inoltre presenti anche alcuni lidi attrezzati e pedane di legno ideali per godere del mare e del contesto in modo riservato.
Cornino segna anche l’ingresso della Riserva di Monte Cofano, che si estende da ovest ad est, dal golfo di Erice a quello di Macari.
Golfo di Macari e spiagge di Baia Santa Margherita
Spiagge e calette per tutti i gusti. La costa che va dalla Riserva di Monte Cofano alla spiaggia del “Bue Marino”, è ritenuta, a ragione, il tratto di mare più bello e panoramico di tutta la Sicilia “continentale”. Spiagge e calette per tutti i gusti, fondali di tutti i tipi, vegetazione rigogliosa e vastissima biodiversità. Tra le spiagge consigliate:
- Le calette nei dintorni della torre del Tono, all’interno della Riserva di Monte Cofano
- Le calette di ciottoli chiamate “Agliareddi”, all’ingresso della Riserva di Monte Cofano
- La “Calazza”, bellissima spiaggetta nascosta tra gli scogli, vicino ad un bunker che risale all’ultima guerra
- Lo “Scaru Zu Asparo”, piccola baia che permette il riparo a qualche piccola imbarcazione, in gran parte in sabbia, caratterizzata da fondali bassi
- La “Chianca”, tratto di costa formato dai cosiddetti “trottoir” o marciapiedi marini, piattaforma formata in seguito ad un processo di cementificazione di gusci di alcune specie di molluschi
- Lo “Scaru Brucia”, piccola caletta formata da scogli molto piatti che permettono di sdraiarsi e prendere il sole
- Baia Santa Margherita, ampia spiaggia di circa 250 mt, ottima alternativa a quella affollata di San Vito Lo Capo. Nel periodo estivo fornita anche del servizio sdraio e ombrelloni
- La “Caletta Rosa”, che prende il nome dal colore della roccia
- La spiaggetta “Cala Bue Marino”, formata esclusivamente da ciottoli, ubicata in corrispondenza del belvedere, caratterizzata da fondali bellissimi dai colori cangianti
- La Cala di “Isulidda”, piccola baia che prende il nome dallo scoglio che si trova proprio di fronte (piccola isola)
La Spiaggia di San Vito lo Capo
Dopo aver attraversato il borgo di Castelluzzo e superato la bellissima costa che va da Cofano e Macari, si raggiunge finalmente San Vito lo Capo. Una località che non ha bisogno di presentazioni, famosa in tutto il mondo per splendida spiaggia e per il grande evento di metà settembre, il Cous Cous Fest.
Tra mulini a vento, vasche d’acqua che cambiano colore, mucchietti di sale e centinaia di specie di uccelli tra cui i caratteristici fenicotteri rosa. Un itinerario che parte da Trapani e termina a Marsala, lungo la costa di ponente della Sicilia occidentale. Alla scoperta di mestieri antichi, habitat straordinari, formule sostenibili di convivenza tra l’uomo e la natura e tramonti mozzafiato.
L'itinerario si snoda lungo la strada che da Trapani, passando per Paceco, giunge sino a Marsala. Un territorio molto particolare, che ha subito varie trasformazioni nel corso dei secoli, dovute per lo più proprio all'azione dell'uomo. La “salicultura” nasce infatti allo scopo di ricavare il sale dal mare. Una tecnica importata dapprima dai fenici (e in particolare dai cartaginesi) e poi migliorata e affinata dagli arabi. Le saline sono infatti una delle risorse storiche dell'economia siciliana.
Le circostanze climatiche favorevoli quali acque basse, temperatura elevata e vento costante favoriscono l'evaporazione dell'acqua e contribuiscono a creare lo scenario suggestivo ed irreale dalle saline. Una grande scacchiera dalle colorazioni che dal verdastro tendono al rosa. Dove, a macchia di leopardo, si stagliano mulini a vento (introdotti proprio per sfruttare la forza del vento per trasferire l'acqua da una vasca all'altra e macinare il sale) e i mucchietti fatti del sale raccolto alla fine dell'estate.
Un panorama tutto da godere, anche al tramonto, quando tutto si tinge di rosso e le vasche si trasformano in specchi regalando contrasti di colore unici al mondo.
Museo del Sale di Nubia
La prima tappa della via del sale, provenendo da Trapani, è certamente il Museo del Sale di Nubia, all’interno delle “Saline Culcasi”. Si tratta di una casa salaria vecchia di 300 anni dove sono illustrate le fasi della lavorazione del sale e conservati alcuni attrezzi utilizzati per l'estrazione e la raccolta: ingranaggi di mulini, pale, ruote dentate, spine, pignoni. I pannelli esplicativi alle pareti e le foto dei salinari al lavoro contribuiscono ad immergere il visitatore nel mondo delle saline e ad avvicinarlo ad un mestiere con i suoi tempi e i suoi riti che si tramandava da padre in figlio. Prima o dopo la visita del museo, si consiglia anche una passeggiata lungo gli argini delle saline, sino alla costa e alla suggestiva torre di Nubia.
La Riserva delle Saline di Trapani e Paceco
La visita della Riserva delle Saline ha inizio al Mulino Maria Stella, un antico mulino oggi trasformato in centro di accoglienza per i visitatori, in cui viene raccontata la tecnica estrattiva tradizionale del sale: dalla funzione delle vasche (diverse per grandezza e profondità) ai mulini “a stella” o “all’americana”, utilizzati o per il pompaggio dell’acqua o per la raffinazione.
Passeggiando lungo i bordi delle vasche nelle ore che precedono il tramonto, si ha la possibilità di entrare in contatto con una natura sorprendente e suggestiva. L'ambiente salmastro ospita numerose specie erbacee e arbustive che si sono adattate alle condizioni ambientali estreme di quest’area, come la gustosissima Salicornia, il Fiorancio marittimo, l'Enula e il fungo di Malta. Ma ciò che più affascina il visitatore è certamente la varietà di uccelli che qui trovano ristoro.
L’area umida, infatti, accoglie più di 208 specie di uccelli, tra stanziali e migratori, tra cui spicca la numerosa colonia di fenicotteri. Oltre agli inconfondibili uccelli dal piumaggio rosa, qui si incontrano spatole, aironi bianchi e cenerini, garzette, cavalieri d’Italia, cormorani, anatre selvatiche e gabbiani che offrono uno spettacolo unico, soprattutto quando il sole colora tutto di rosa e i volatili si radunano emettendo deliziosi schiamazzi.
Le Saline della Laguna
Procedendo lungo la strada costiera in direzione Marsala, tra i cumuli di sale da una parte e uliveti e vigneti dall’altra, si raggiunge la Riserva dello Stagnone di Marsala, che ospita le cosiddette “Saline della Laguna” (saline Ettore e Infersa). Le Saline della Laguna, con le saline Ettore e Infersa, il mulino d’Infersa, l’isola Lunga, rappresentano un contesto di elevatissimo interesse naturalistico e paesaggistico. Nel 2015 le Saline della Laguna sono state elette “Luogo del Cuore” FAI, vincendo la speciale classifica EXPO 2015. Negli anni a seguire il “parco” è cresciuto diventando un modello di “saliturismo”. Il Mulino, vero gioiello di archeologia industriale, è stato reso ancora più interessante e attraente grazie alla realizzazione di un percorso multi mediale e interattivo.
Tra le attività e le esperienze di visita disponibili, oltre al tour guidato tra le saline, anche l’esperienza del “salinaio”, con la possibilità di entrare nelle vasche e partecipare alla raccolta tradizionale del sale. Il percorso di visita è reso ancor più interessante dalla possibilità di accedere all’Isola Lunga (solo in alcuni periodi dell’anno), dove vengono organizzati percorsi tematici ed eventi dedicati, come la visita al tramonto. Consigliamo inoltre anche il tour in barca della Laguna dello Stagnone, con la possibilità di sbarcare a Mozia e visitare l’isola e il museo. Un’esperienza emozionante, tra sentieri, vigneti e scavi archeologici (che continuano ancora oggi).
Le storie di Segesta è di Selinunte (e dei rapporti tra di loro) hanno avuto un ruolo importantissimo e fondativo nella storia complessiva del Mediterraneo antico. Queste due antichissime "civiltà" siciliane furono spesso in contrasto tra loro per ragioni di espansione territoriale e provenienza culturale. I loro "scontri" assumono importanza storica rilevante poichè si inserirono quasi sempre in più ampi scenari di politica internazionale. Oggi diremmo che, dal punto di vista geo-politico, queste guerre "locali" ebbero riflessi e conseguenze su scala mondiale.
Ciò avvenne anzitutto perché i Segestani chiesero aiuto nel 416 a.C. ai potenti Ateniesi, i quali assalirono vanamente la filo-spartana Siracusa, alleata di Selinunte, in quello che fu uno dei più nefasti momenti (per Atene) della Guerra del Peloponneso. Ma il destino di Selinunte era comunque segnato, poiché qualche anno dopo (409 a.C.) furono i Cartaginesi – ai quali Segesta si era rivolta in questa occasione – ad attaccarla, sconfiggerla, e metterla sotto il loro controllo. Sino ad arrivare allo scontro di civiltà con Roma, con la trasformazione della Sicilia in provincia romana dopo la fine della Prima Guerra Punica (241 a.C.). Dunque Atene, Siracusa, Cartagine, Roma furono non solo spettatrici, ma attive fautrici della storia di queste due città, rendendole così partecipi della “macro-storia” del mondo classico.
Area archeologica di Segesta
L’area in cui sorgeva Segesta è oggi un grande sito archeologico, tra i più visitati di tutto il sud Italia. Gli scavi effettuati hanno progressivamente portato alla luce i resti dell’originario stanziamento elimo, dell’età ellenistico-romana, dell’insediamento musulmano, normanno-svevo e medievale. Il periodo d’oro è legato agli Elimi, di cui Segesta fu la città più importante. Tuttavia il suo aspetto fu fortemente influenzato dalla cultura e dallo stile dei Greci.
La città sorgeva su due colline, sulla cima del Monte Barbaro. La cinta muraria racchiude due acropoli (Nord e Sud). Accanto l’acropoli Nord sorge il Teatro. Al di fuori delle mura, si trovano il Tempio, il Santuario di Contrada Mango e i resti di una necropoli ellenistica. Segesta, tra il sec. II a.C. ed il I a.C., ebbe un grande periodo di prosperità e fu riassettata sul modello delle città microasiatiche; in essa è presente anche una fase tardo antica e bizantina, un villaggio musulmano con moschea, seguito da un insediamento normanno-svevo con castello sommitale ed una chiesa fondata nel 1442 sul terreno dalla già articolata stratigrafia, tutti nell’acropoli Nord.
Le abitazioni più antiche della città– fine del sec. VI a.C. – sono state individuate lungo i pendii del monte; l’impianto urbano, con varie trasformazioni e costruzioni realizzate nei secoli V a.C. – II d.C., nel quale sono pure visibili alcuni possibili percorsi viari, si estendeva, su due cime (acropoli Nord e Sud). Al di fuori delle mura, nel 430 – 420 a.C., fu edificato il Tempio di tipo dorico-siceliota; fuori dalle mura è visibile il santuario in contrada Mango (sec. VI-V a.C.) ed una necropoli di età ellenistica nell’area prospiciente la “Porta di Valle”.
Il tempio, di tipo dorico, era dedicato ad Afrodite Urania (scoperta recentissima). Esattamente come il santuario posto in cima alla montagna di Erice, capitale religiosa degli Elimi. Il tempio è stato ellenizzato tra il 430 e il 420 a.C. L’edificio sacro è di stile dorico, esastilo periptero (60,95 m. x 20,40 m.), rivolto a Est con quattordici colonne sui lati lunghi e sei sui lati brevi, che hanno alla base un diametro di quasi due metri. La costruzione si presenta priva di cella (evidente nelle fondazioni) e di copertura. Altri segni evidenziano che i lavori non furono mai completati: le colonne non sono scanalate, i blocchi dei gradini non scalpellati e i coronamenti dei capitelli incompleti. Il tempio seguì le vicissitudini della città non subendo, però, alcuna distruzione vistosa. E' uno dei rari esempi di templi dorici che non sono mai crollati. Esso è rimasto attraverso i secoli un elemento insito nel paesaggio, al pari degli elementi naturali circostanti. E' oggi una delle maggiori attrattive della zona archeologica di Segesta e dell'intera Sicilia.
Il Teatro è datato alla metà del sec. II a.C., sulla base di elementi stilistici e stratigrafici, cioè quando la città, sotto la sfera politica di Roma, realizza un suo nuovo assetto monumentale. Nel complesso la struttura ha subito corposi rifacimenti in epoca ottocentesca. Non abbiamo alcuna fonte storica che menziona o descrive questo monumento e ciò che in esso avveniva. Tuttavia, data la presenza del non lontano bouleuterion, è certo che qui si realizzavano spettacoli d’intrattenimento, al pari di tanti altri teatri dell’antichità, che andavano avanti per intere giornate dal mattino al tramonto.
Per approfondimenti:
- https://parchiarcheologici.regione.sicilia.it/segesta/il-parco/
- https://www.parcodisegesta.com/home
- https://www.beniculturali.it/luogo/area-archeologica-di-segesta
Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa
Tra i più grandi e suggestivi parchi archeologici d'Europa, il Parco Archeologico di Selinunte si trova sulla costa sud-occidentale della Sicilia, a pochi chilometri di distanza da Castelvetrano. Il parco custodisce i ruderi dell’antica città di Selinunte conquistata dai cartaginesi intorno al 200 a.C. e, successivamente, vittima di occupazioni e distruzioni da parte di diversi popoli del Mediterraneo. Istituito dalla Regione Siciliana nel 2013, oggi il parco si presenta con un'estensione di circa 270 ettari e una gran varietà di aree visitabili, con oltre 70.000 visitatori all'anno.
L'area archeologica può essere divisa in quattro parti:
- L'area sacra posta sulla collina orientale (piana Marinella) di cui sono noti i tre grandi templi dorici - "Tempio E", "Tempio F" e "Tempio G" - che, assieme al Didymaion di Mileto, all'Artemision di Efeso e al Tempio G di Agrigento è uno dei più grandi dell'antichità
- A sud, l'Acropoli e le sue mura che si trovano sulle sponde del fiume Cottone
- La bassa collina di Manuzza a nord, occupata dall'abitato vero e proprio, e i due santuari extraurbani
- Il santuario di Malaphoros sulla valle del fiume Selinus
Il Tempio G è il più grande di tutto il parco, oltre che essere uno dei templi più grandi di tutto il mondo greco. Presumibilmente dedicato alla divinità di Zeus, è infatti lungo più di 100 metri e largo 54 metri con un'altezza pari ai 30 metri. Nonostante la sua costruzione si sia protratta per anni, il tempio rimase incompleto (cosa che si può notare per esempio nell'assenza di scanalature in alcune colonne) e, ad oggi, risulta praticamente distrutto nella sua interezza. Tra le rovine, solo una colonna è rimasta in piedi: per la sua forma particolare, è stato soprannominato lu fusu di la vecchia e costituisce per questo una delle attrazioni più curiose del complesso.
Le Cave di Cusa (anche conosciute come Rocche di Cusa) sono un sito archeologico di grande interesse, costituito da cave in pietra estese lungo circa 2 km. Oltre che essere piuttosto suggestive per la loro posizione, le Cave erano anche di fondamentale importanza per l'area di Selinunte poiché è proprio da queste cave che venivano estratti i materiali per le costruzioni di quello che è diventato oggi sito archeologico. Oltre alle cave vere e proprie, è possibile individuare capitelli, incisioni, oltre a gigantesche colonne (si pensa destinate al Tempio G). L'aspetto più interessante, tuttavia, riguarda la possibilità di riconoscere e individuare tutte le fasi della lavorazione: a causa della minaccia cartaginese che incombeva sulla città e nelle zone limitrofe ad essa nel 400 a.C., i lavori furono interrotti bruscamente permettendo a preziose testimonianze di arrivare praticamente intatte fino ai giorni nostri.
Per approfondimenti:
Info generali
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